“La vita è fatta a scale, c’è chi scende e c’è chi sale”, e aggiungerei io che per ogni posizione meritevole di lode c’è una corrispettiva posizione meritevole d’infamia… o, per i più buoni che ancora sentono l’alone natalizio intorno a loro, se non altro meritevole di qualche commento particolarmente tagliente. Allacciate le cinture e tenevi ben saldi agli appositi sostegni, stiamo per scoprire cosa ha fatto sì che una delle serie che doveva essere la promessa del 2013 sia finita così in alto (o in basso, dipende dal punto di vista) tra le serie meno amate (eufemismo, davvero) del nostro palinsesto. Come sempre, non vi resta che premere qui sotto!
Piccolo presupposto prima di iniziare: amo Stephen King. Immaginate il mio stato emotivo (spoiler: pietoso, decisamente pietoso) quando ho scoperto che avrebbero fatto un’intera serie televisiva su uno dei suoi ultimi capolavori, The Dome. Appena si è presentata l’occasione, non ho aspettato due volte a propormi come revisore: quando mai ti ricapita l’occasione di poter revisionare una serie basata su un romanzo del tuo autore preferito? Ma che dico autore preferito, per me è proprio un idolo. Tutta ciò solo per farvi capire che quelle che state per leggere sono le parole di un fanboy ferito, nell’anima e nel cervello, visto che revisionare per tutta l’estate una serie che si è rivelata… così, non è proprio il massimo.
Possiamo individuare tre critiche diverse per Under The Dome: aspettative, personaggi e trama.
Ovviamente, quando una serie è basata su qualcosa di già esistente e di così noto come un romanzo di King, è più che normale che si sviluppi nello spettatore un’immagine anche vaga di quello che dovrebbe essere il telefilm. E quando vedi che non sta neanche lontanamente vicino a quello che ti aspettavi, resti prima deluso, poi infastidito.
Se sei particolarmente irascibile, ti armi di carta e penna (elettronici, ormai) e scrivi alla produzione, chiedendo cosa *beep* vogliano fare con questa *beep* di serie che sta andando di *beep*.
Nei casi peggiori, e qualcuno si è verificato anche tra i traduttori, si arriva al gesto estremo: l’abbandono della serie. Per non parlare dei personaggi, croce e delizia. Lasciate che lo dica onestamente: penso di non averne mai visti di così idioti. Opinione personale, ovviamente, ma qualcuno che continua imperterrito a fidarsi di Big Jim come fa Linda meriterebbe ben altro che il distintivo da sceriffo.
Vogliamo forse parlare di Angie? Io personalmente non riesco più a capire quando fa la finta tonta e quando parla seriamente con Junior, visto che le due situazioni sono legate a tal punto che sono arrivato a credere che sotto sotto nemmeno lei sappia più distinguerle. Ma il vero peccato capitale di questa serie, che le ha fatto guadagnare un posto decisamente bollente nell’inferno delle nostre serie tv, è la trama.
Il miglior commento che è stato fatto è che tante situazioni sono state inserite solo per allungare il brodo. Nonostante la lettera aperta di King ai propri fan, ci si aspettava una trama che se non altro fosse corposa, visto il tomo da cui prende ispirazione.
Invece, ci siamo ritrovati con una specie di corso e ricorso storico, in cui si perde il conto del numero di volte in cui le situazioni accadono identiche a loro stesse per l’ennesima volta. Junior ed Angie giocano al gatto col topo, i cittadini cambiano idea su Barbie più frequentemente delle offerte del Lidl e Big Jim col suo propano ha decisamente, ma proprio decisamente stufato (mi mantengo sul pulito, sapete cosa intendo in realtà…).
Però, c’è un però. In tutto questo ammasso da dimenticatoio telefilmico, ci sono molti punti che si salvano. Alcuni punti della trama sono interessanti, anche se restano quasi inesplorati, come ad esempio tutta la faccenda della mini-cupola e del Monarca. Nonostante tutto, risultano comunque tra i momenti più interessanti su quaranta minuti di episodio.
Un plauso va anche fatto agli attori (non ai personaggi, che meritano la pubblica gogna per il sottoscritto), capaci di portare sullo schermo una storia che non è comunque tra le più semplici, dato soprattutto lo “spazio” d’azione particolarmente limitato e la situazione più che surreale in cui si sono dovuti calare. Insomma, nonostante abbia malsopportato ogni istante degli ultimi episodi, ammetto che guarderò almeno il primo episodio della seconda stagione, se non altro per scoprire cosa succede quando queste benedette stelle rosa cadono in fila.
Ovviamente, quando una serie è basata su qualcosa di già esistente e di così noto come un romanzo di King, è più che normale che si sviluppi nello spettatore un’immagine anche vaga di quello che dovrebbe essere il telefilm. E quando vedi che non sta neanche lontanamente vicino a quello che ti aspettavi, resti prima deluso, poi infastidito.
Se sei particolarmente irascibile, ti armi di carta e penna (elettronici, ormai) e scrivi alla produzione, chiedendo cosa *beep* vogliano fare con questa *beep* di serie che sta andando di *beep*.
Nei casi peggiori, e qualcuno si è verificato anche tra i traduttori, si arriva al gesto estremo: l’abbandono della serie. Per non parlare dei personaggi, croce e delizia. Lasciate che lo dica onestamente: penso di non averne mai visti di così idioti. Opinione personale, ovviamente, ma qualcuno che continua imperterrito a fidarsi di Big Jim come fa Linda meriterebbe ben altro che il distintivo da sceriffo.
Vogliamo forse parlare di Angie? Io personalmente non riesco più a capire quando fa la finta tonta e quando parla seriamente con Junior, visto che le due situazioni sono legate a tal punto che sono arrivato a credere che sotto sotto nemmeno lei sappia più distinguerle. Ma il vero peccato capitale di questa serie, che le ha fatto guadagnare un posto decisamente bollente nell’inferno delle nostre serie tv, è la trama.
Il miglior commento che è stato fatto è che tante situazioni sono state inserite solo per allungare il brodo. Nonostante la lettera aperta di King ai propri fan, ci si aspettava una trama che se non altro fosse corposa, visto il tomo da cui prende ispirazione.
Invece, ci siamo ritrovati con una specie di corso e ricorso storico, in cui si perde il conto del numero di volte in cui le situazioni accadono identiche a loro stesse per l’ennesima volta. Junior ed Angie giocano al gatto col topo, i cittadini cambiano idea su Barbie più frequentemente delle offerte del Lidl e Big Jim col suo propano ha decisamente, ma proprio decisamente stufato (mi mantengo sul pulito, sapete cosa intendo in realtà…).
Però, c’è un però. In tutto questo ammasso da dimenticatoio telefilmico, ci sono molti punti che si salvano. Alcuni punti della trama sono interessanti, anche se restano quasi inesplorati, come ad esempio tutta la faccenda della mini-cupola e del Monarca. Nonostante tutto, risultano comunque tra i momenti più interessanti su quaranta minuti di episodio.
Un plauso va anche fatto agli attori (non ai personaggi, che meritano la pubblica gogna per il sottoscritto), capaci di portare sullo schermo una storia che non è comunque tra le più semplici, dato soprattutto lo “spazio” d’azione particolarmente limitato e la situazione più che surreale in cui si sono dovuti calare. Insomma, nonostante abbia malsopportato ogni istante degli ultimi episodi, ammetto che guarderò almeno il primo episodio della seconda stagione, se non altro per scoprire cosa succede quando queste benedette stelle rosa cadono in fila.
Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto, e ricordate che c’è anche HitList #3, in cui vi parlo di un’altra “mia” serie, molto ma molto più amata della sfortunata Under The Dome!
Fawed
Fawed